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Una tecnologia multitasking

La tecnologia dei satelliti è tutto fuorché inapplicabile ed isolata rispetto al mondo e alla quotidianità. Le sue applicazioni possono spaziare dal campo di fisica e biologia, delle questioni sociali, dell’informazione ed educazione, del vivere quotidiano degli individui.




Aprendo un qualsiasi giornale in qualsiasi area del mondo, accendendo un PC, oppure tra le notizie del giorno riportate da un cellulare tra le notifiche, tra le topics non mancheranno ad esempio le previsioni del meteo e notizie sul clima, così come immagini e notizie da ogni angolo del mondo. Con lo sviluppo delle tecnologie e l’applicazione degli algoritmi, si è arrivati persino alla personalizzazione delle notifiche che riceviamo.


Questi sono alcuni esempi che fanno capire come attualmente tutto sia ripreso dall’alto in orbita e fruibile da qualsiasi soggetto con la giusta attrezzatura, che alla fine si rivela essere spesso un comune smartphone. Il telerilevamento satellitare non è la scienza del futuro, è anzi utilizzata già dagli anni ’60. Oggi viene sfruttata per l’analisi con una prospettiva globale del nostro pianeta per monitorare il meteo, raccogliere informazioni sul clima, ma anche sulla distribuzione di gas, sulla crescita delle foreste, su flora e fauna dei diversi biomi, e molto altro ancora. Non solo gli scienziati possono beneficiare di queste immagini. Tutte queste informazioni raccolte sono poi rese accessibili a tutti dalle ICT (Information Communication Technologies), enormemente evolute negli ultimi anni. Si realizza con esse la convergenza digitale tra società dell’informazione e servizi offerti dai media, network e device. Si costruisce, secondo la filosofia dell’informazione, quella che è definita “infosfera”, ovvero lo spazio delle informazioni che è composto sia dall’insieme dei messi di comunicazione – il cyberspazio di internet e delle comunicazioni digitali e i social media classici – e dalle informazioni da essi diffuse.



Come spiega Floridi in “La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta cambiando il mondo”: Le ICT sono ottime nel mettere le informazioni a disposizione, ma sono meno efficienti nel renderle accessibili e ancora meno nel renderle utilizzabili.

Servono delle conoscenze di base per comprender e in modo critico le informazioni accessibili, per creare ed elaborare nuove informazioni e condividerle. In questo senso appare come conoscenza fondamentale il linguaggio dell’informazione, ovvero quella serie di linguaggi artificiali o naturali con cui l’informazione è creata, manipolata, resa disponibile, consumata.



Con le tecnologie di cui disponiamo le immagini possono essere usate dai singoli, ma anche in una classe per l’insegnamento. E nel momento in cui si insegna agli studenti come usare queste tecnologie, si allenano gli scienziati del futuro.


Comunicazione ed interconnessione

Arthur C. Clarke in un articolo dell’ottobre del 1945 scrisse che i satelliti artificiali messi in orbita avrebbero creato un nuovo modello di comunicazione mondiale.

La sua idea è divenuta realtà esattamente 20 anni dopo con il lancio del primo satellite per le telecomunicazioni. Esso è stato il primo a rendere possibile la trasmissione di filmati televisivi in diretta tramite un transponder televisivo e a fornire un ristretto numero di circuiti telefonici transatlantici.



Il funzionamento di un satellite per le telecomunicaizoni può essere illustrato in modo abbastanza semplice: le emittenti trasmettono segnali radio e televisivi da antenne di terra ai satelliti artificiali in orbita (si parla in questo caso di “uplink”). Da essi il segnale viene trasmesso ad una stazione terrestre (per il collegamento verso il basso di parla di “downlink”). Si possono descrivere in questi termini anche le comunicazioni attraverso i cellulari. Dal dispositivo si trasmettono infatti dati ad una stazione ricetrasmittente base, la quale a sua volta può inviare segnali ai telefoni cellulari.




Dalla loro comparsa nel 1965 ad oggi, i satelliti per la comunicazione si sono evoluti.

Sembra scontato dire che essi siano migliorati a livello tecnologico, ma occorre sottolineare come ciò sia avvenuto e quali effetti ha comportato. I primi satelliti per le telecomunicazioni operavano con frequenze della banda C, utile per le reti televisive satellitari e per la spedizione di materiale grezzo agli emittenti. I satelliti attuali mantengono anche l’uso della banda C, ma operano anche con frequenze della banda ku che permettono la ricezione dei materiali anche con piccole antenne sui tetti. In particolare, queste frequenze consentono una trasmissione “da punto a punto” e da “punto a multipunto”, inviando i canali televisivi come trasmissione diretta alle antenne domestiche satellitari. Proprio questo ha trasformato la comunicazione internazionale dall’essere comunicazione tra nazioni all’essere comunicazione transnazionale che rende sempre più sfumati i confini nazionali. Rappresentativi a riguardo sono i canali televisivi con un’audiences distribuita su scala globale, i quali creano appunto una sorta di legame “orizzontale” transnazionale.

I passi avanti compiuti in ambito tecnologico hanno consentito la fruizione di una grande varietà di servizi di trasmissione: segnali di radio e televisioni, navigazione in internet, utilizzo del GPS, disponibilità di dati metereologici e ambientali, fino a toccare anche il settore dell’intelligence militare.

Non sono solo aumentati i servizi che i satelliti sono in grado di fornire è aumentato anche il numero dei satelliti grazie alla volontà di produzione ed innovazione di un’industria satellitare spinta da una forte competizione su scala mondiale.

Dal lancio dello Sputnik-1 nel 1957 l’uomo ha costruito una vera e propria infrastruttura satellitare di cui adesso non potrebbe fare a meno, costituita da piattaforme di comunicazione globale polivalenti, cruciali per lo scambio di informazioni tra le diverse regioni della terra.

Tenendo presente quanto detto finora, non si esagera nel dire che il satellite fa parte delle fondamenta su cui abbiamo costruito il nostro mondo informazionale e la nostra società altamente globalizzata.


Analizzare il nostro mondo

Un esempio di come i satelliti abbiano rappresentato una svolta nell’analisi del nostro pianeta viene già fornito dal Vanguard-1 nel 1958, quando esso una volta arrivato in orbita riportò che la Terra non ha una forma perfettamente sferica ma un po’ schiacciata, per cui può ricordare vagamente una pera.

Da quell’anno la tecnologia dei satelliti ha fatto passi da gigante, ed oltre ad averi reso interconnessi, ci fornisce informazioni precise ed immagini prese da una prospettiva orbitale ad alta risoluzione con utilità politica, militare ma anche civile.

Con le immagini della superficie del nostro pianeta su un computer si possono studiare le aree montuose, i bacini idrici e la forma delle terre. Invece, usando i segnali del GEOS (Geostationary Operational Environmental Satellites) con un programma in grado di indicizzare la copertura delle nuvole e stimare la quantità di precipitazioni, insieme ad una grey scale data, si possono ottenere letture delle temperature con un margine di errore tra 1 e 2 gradi Celsius.



Tracciando la media della temperatura mensile e dati sulle precipitazioni mensili, si può ottenere un climatogramma che può essere usato per prevedere il bioma biologico di ogni regione della Terra.

Tenendo presente quanto gli effetti del clima siano determinanti per la produttività e la sopravvivenza delle aziende agricole e di allevamento, e come ciò abbia importanti implicazioni politiche e sociali, si può avere un esempio dell’utilità dell’esplorazione del nostro pianeta attraverso i satelliti.


Perché non si parla allora di una riuscita “democratizzazione delle informazioni e della conoscenza”?

Lo sviluppo delle tecnologie e le loro applicazioni hanno dato risultati a dir poco straordinari, realizzando cose impensabili meno di cinquant’anni fa e che ora fanno parte invece della nostra vita quotidiana talmente tanto che le diamo per scontato, e forse non sapremmo come vivere senza.

Nonostante ciò, una delle questioni centrali nei dibattiti attuali riguarda la problematica del divario economico, tecnologico e digitale. La domanda si rivela essere se la digitalizzazione delle informazioni, dei dati e delle conoscenze riduce il suddetto divario oppure lo aggrava.

I satelliti sono in effetti costosi da concepire, costruire e lanciare in orbita. La loro applicazione è spesso riservata alle popolazioni delle aree industrializzate, anche se potrebbero rivelarsi più proficui rispetto alla costruzione di nuove infrastrutture sul territorio. La ragione di ciò è nel loro essere fondamentalmente progettati e realizzati per fornire servizi ad un alto numero di persone e arrivare persino in aree remote.

Tuttavia, spesso i servizi dei satelliti non possono essere garantiti in determinate zone senza l’assistenza tecnica e finanziaria delle aree già industrializzate. Mancano spesso in particolare aree le infrastrutture, le tecnologie e le conoscenze necessarie per la fruizione dei servizi dati dai satelliti. Ciò determina una condizione di arretratezza che si autoalimenta, mantenendo o aumentando addirittura il divario digitale, tecnologico ed economico.



Fonti

- Volkmer, I. , (2008), Satellite cultures in Europe: Between national spheres and a globalized space, Global Media and Communication, online, p. 231-244, https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/1742766508096079, 18 novembre 2021

- Tillery, J., (1990) Direct Satellite Communication, The Science Teacher, online, p. 56-57, Direct Satellite Communication on JSTOR, 18 novembre 2021

- Bovet, C., Kellezi, P., (2008), Satellite industry and the digital age, Global Media and Communication, online, https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/1742766508096081 , p. 261-275, 19 novembre 2021

- Ghidini, I., (2008), Sistemi di comunicazioni satellitari, Aracne

- Floridi, L., (2017), La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore


Tutte le immagini sono copyright free.


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