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Aziende private ed organizzazioni nazionali: battaglia per lo spazio o cooperazione?



Dopo i disastri del Challanger e della Columbia la NASA ha visto una riduzione di budget considerevole: dal picco degli anni d’oro (1965) dove più del 5% del budget totale federale veniva investito nell’organizzazione, è andato ad abbassarsi fino allo 0.48% dell’anno scorso, stabilizzandosi ad un investimento netto di circa 22 miliardi. Nell’ottobre di quest’anno l’azienda privata SpaceX di Elon Musk ha raggiunto il valore di 100,3 miliardi, con investimenti sempre maggiori e continuativi. Questo fatto senz’altro conferma l’inizio di una nuova era per l’approccio umano allo spazio. Ma questo cosa comporta? Sancisce la fine delle organizzazioni nazionali? Le aziende private hanno intenzione di perseverare anche nel campo della ricerca dei loro predecessori o si dedicheranno totalmente alla ricerca di profitto?


Satelliti civili non sono cosa nuova: l’utilizzo di tecnologie di comunicazione satellitare e GPS hanno raggiunto il mercato privato sin dagli anni ’60. Per mandarli in orbita, tuttavia, è rimasta prerogativa degli stati fino alla deregolamentazione in materia degli Stati Uniti nel 1984, permettendo a privati di poter creare i propri vettori per lo spazio. Non servivano razzi enormi a Cape Canaveral, bastava infatti un piccolo razzo vettore con capacità massime di 150Kg per carico.

Era un viaggio sola andata, il razzo non sarebbe mai tornato a Terra per il suo riutilizzo, destinato a disintegrarsi al rientro in atmosfera. I costi erano quindi esorbitanti ma accettati dai committenti, essendo parte necessaria di un maggior investimento a lungo termine. La tecnologia comunque procedeva negli anni seguendo il progresso, i satelliti diventano più sofisticati e meno costosi, come i Cubesats (piccoli moduli dal peso inferiore ai 250kg a forma di cubo, spesso lanciati anche direttamente dall’ISS) ma non i razzi che li portavano a destinazione. È in questo contesto di stagnamento del mercato, dove soluzioni più efficienti economicamente erano a gran richiesta, che ha portato a vari investitori a creare le proprie compagnie di trasporto spaziale. In questo articolo verranno prese in esempio 4 in particolare:



- SpaceX, azienda fondata nel 2002 dal miliardario Elon Musk. Nata dal suo interesse nel raggiungere Marte e notando quanto la NASA al momento non ne avesse le forze, ha avuto un inizio poco incoraggiante: dopo vari fallimenti del primo razzo (Falcon 1) ha portato il miliardario e la sua altra azienda Tesla sull’orlo della bancarotta. Ma dopo il primo volo orbitale portato con successo e con la valutazione positiva della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), SpaceX riuscì ad aggiudicarsi il contratto per il Commercial Resupply Services (CRS), ossia per il servizio di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Questa fu la prima di tante vittorie dell’azienda. Riuscì infatti nella creazione del tutt’ora prodotto di punta Falcon 9, capace di trasportare tonnellate in orbita e poi di tornare sulla superfice terrestre, atterrando verticalmente, anche su piccole piattaforme in mare aperto comandate a distanza. Il lancio di un Falcon 9 viene circa 50 milioni per circa 20 tonnellate di carico, ma sono disponibili programmi di rideshare che possono abbassare il prezzo fino a 1.5 milioni per 200Kg di carico. Inoltre, se si sta riutilizzando un modulo Falcon si ha uno sconto del 10%. Al momento l’azienda si sta concentrando su 3 grandi sfide: Starship (un razzo riutilizzabile capace di portare in orbita 100 tonnellate di carico), Starlink (una costellazione satellitare per la copertura internet del pianeta) e la colonizzazione di Marte.



- Rocketlab, azienda neozelandese di Peter Beck, nata nel 2006. Essendo l’unica azienda privata nell’emisfero australe, Beck ha visto l’opportunità che il mercato gli offriva e l’ha colta al volo. Electron, il loro razzo di punta, si è aggiudicato per conto dell’Operationally Responsive Space Office (ORS) degli Stati Uniti il contratto per il lancio di molteplici Cubesats. Il servizio che offre è molto meno costoso di quello offerto da SpaceX (7 milioni di dollari) ma le capacità di carico dei suoi razzi è proporzionalmente inferiore. L’azienda conta in futuro di creare un servizio bus per piccoli satelliti e pianifica di rendere riutilizzabili i suoi razzi, acchiappandoli durante la loro discesa rallentata da paracaduti con un elicottero.



- Blue Origin, azienda fondata da Jeff Bezos nel 2000 ha guadagnato la prima pagina di tutti i giornali, portando il suo proprietario e poi William Shatner (Capitano Kirk nella famosa serie “Star Treck”) nello spazio. Con il suo New Shepard a decollo e atterraggio verticale, ha portato avanti missioni di trasporto per la NASA ed altre aziende e dal prossimo anno inizierà il suo progetto di servizio di trasporto di satelliti in orbita. L’obbiettivo dell’azienda comunque è quello di essere la prima ad offrire turismo spaziale, sviluppando i suoi razzi principalmente per viaggi con passeggeri e creando vari progetti per moduli d’atterraggio sulla Luna. Per questi ultimi, tuttavia, non è riuscita a garantirsi il contratto con la NASA, portandola a denunciare gli Stati Uniti per aver valutato in malafede la sua proposta.



- ArianeGroup, creata nel 2015 dalla fusione di Airbus e Safran, proponendo all’ European Space Agency (ESA) una partnership al 50% nel nuovo progetto per l’Ariane 6. Avendo quasi il monopolio totale in Europa fu sottoposta ad un livello di scrutinio molto meticoloso, portandola ad avere numerose controversie. I suoi razzi non sono riutilizzabili ma hanno portato avanti diverse missioni per portare satelliti privati in orbita. Il prezzo rimane comunque troppo alto: 85 milioni di euro per il lancio di Ariane 6.1, dal carico di 20 tonnellate. È in continua richiesta di maggiori finanziamenti per sopravvivere alla competizione con le altre aziende aerospaziali.


La breve storia di queste 4 aziende vuole mostrare due fattori. Il primo è quello del progresso portato avanti da tutte loro, per approfittarsi delle opportunità fornite dal mercato: diventano catalizzatrici di innovazione, sviluppano tecnologie finalmente al passo con i tempi, competendo tra di loro per il servizio più efficente. Il secondo punto è la forte influenza statale che rimane chiara prima nella formazione e poi nello sviluppo dell’azienda stessa. SpaceX e Rocketlab senza i contratti offerti dagli Stati Uniti d’America non avrebbero mai raggiunto le dimensioni attuali, ArianeGroup non sarebbe nemmeno esistita senza l’intercessione dell’Unione Europea e Blue Origin, per ottenere il lasciapassare per la Luna, dovrà per forza vincere il contratto americano. Il passaggio dal nazionale al privato delle attività aerospaziali è senz’altro avvenuto: non è più la NASA a produrre i propri razzi o satelliti, le agenzie nazionali non saranno le sole a raggiungere Marte, verranno sicuramente accompagnate. La loro sfera di influenza, la loro capacità di determinare come la colonizzazione e la scoperta spaziale avverrà, si è spostata dal piano fattale a quello legale ed economico, con leggi e contratti. Sul sito dell’Unione Europea si trova infatti tutta una sezione dedicata al diritto spaziale, comprendendo quanto importante sia questo tema. Come in tante questioni la discrezionalità del privato porta a scelte dalla dubbia morale se non coperte giuridicamente in maniera adeguata. Di un cambiamento simile, quindi, non bisogna avere paura, non porterà ad un mondo distopico dove aziende interplanetarie avranno totale libertà sulle proprie azioni e sullo sfruttamento dello spazio. Ma, tenendo a mente questo incubo possibile, deve dare attenzione al dibattito politico sulla questione, portando ad una regolamentazione condivisa a livello globale ed attenta a tutelare il cielo sopra le nostre teste.



Fonti

- Jack B. Chaben, 2020, "Extending Humanity’s Reach: A Public-Private Framework for Space Exploration", Journal of Strategic Security - Vol. 13, No. 3 (2020), pp. 75-98 (26 pages), University of South Florida Board of Trustees, https://www.jstor.org/stable/26936546

- Robert Zimmerman, 2017, "CAPITALISM IN SPACE: Private Enterprise and Competition Reshape the Global Aerospace Launch Industry", Center for a New American Security, https://www.jstor.org/stable/resrep06111

- "Company profile" "Service & Solutions", ArianeGroup official site, 2017, https://www.ariane.group/en/

- Cabirol Michel, 2014, "Ariane 6 privatized: how Airbus and Safran negotiate the "heist of the century", La Tribune (in French)

- Sheetz Michael, 2021, "Elon Musk's SpaceX hits $100 billion valuation after secondary share sale", cnbc.com

- "Blue Origin LLC – Company Profile and News", Bloomberg.com, 2020

- "Rocket Lab successfully makes it to space" Rocket Lab official site, 2017

- Henry Caleb, 2015, "Rocket Lab Signs NASA Partnership to Tap Launch Resources”

- "10 things about Rocket Lab" National Business Review 2017

- Falcon 9 official page - SpaceX


Copyright delle immagini:

  1. NASA

  2. SpaceX

  3. Rocketlab

  4. Amazon

  5. ArianeGroup


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