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L’ingresso dell’uomo nello spazio cosmico

Dopo la fine della II Guerra Mondiale, negli anni della Guerra Fredda, il conflitto tra Stati Uniti e Unione Sovietica entra in quello che viene definito “stallo nucleare”. Una svolta nel conflitto tra i due blocchi si ha nell’ottobre del 1957, quando il primo satellite terrestre inizia ad orbitare intorno al pianeta: è lo Sputnik-1. Gli USA, abituati ad essere i pionieri delle scoperte tecnologiche e scientifiche, sentono di non avere più il controllo.

La colpa inizialmente viene data all’allora presidente americano Dwight Eisenhower. Si riteneva infatti che egli non avesse reagito prontamente, non avendo compreso in principio l’importanza di vincere la corsa allo spazio.


Nuove prove, tuttavia, dimostrato che gli americani avevano in quegli anni già i mezzi e le conoscenze per il lancio di un satellite artificiale. Avrebbero potuto battere i sovietici, ma le scelte politiche prese hanno portato ad uno scenario, come già detto, ben diverso.

Per comprendere appieno questa vicenda storica, occorre riportare indietro le lancette del tempo agli anni del secondo conflitto mondiale e presentare il personaggio di Wernher von Braun, ingegnere tedesco.

Nel 1939, l’esercito tedesco era alla ricerca di alternative all’artiglieria pesante. Von Braun viene allora scelto per guidare un’equipe con cui realizzare missili balistici con controllo remoto.


Ci sono problemi per il progetto riguardo la rotta e i materiali. Per evitare il surriscaldamento del motore, si decide di far scorrere carburante attorno ad esso durante l’accensione e lungo le pareti della camera di esplosione. Per il mantenimento della rotta, i tecnici realizzano un sistema di giroscopi multipli, che percepiscono la posizione del razzo ed inviano comandi direzionali ai controlli del movimento posizionati sulle alette e agli stabilizzatori nel getto di scarico.

Nel 1944 l’A4 è il primo razzo operativo che può raggiungere i confini dello spazio. È dinanzi a questo suo successo che von Braun pensa ad un satellite. Il suo sogno di esplorare lo spazio dovrà però essere messo da parte a causa della guerra in corso.

Hitler ribattezza gli A4 con il nome di V2, in cui la V sta per la parola tedesca “Vergeltung” (vendetta, punizione), prima che essi vengano usati nello stesso anno sulla popolazione civile, per seminare panico e terrore. Entro la fine della guerra saranno 3200 i missili balistici lanciati, e circa 5000 le vittime.

Questo tipo di armi si rivelò inefficace per la Germania. Esse causeranno infatti più morti per la produzione che per i loro effetti. La manodopera necessaria era stata fornita infatti da uomini dei campi di concentramento che lavoravano in condizioni spaventose. Ogni giorno sul posto di lavoro si moriva per fame, malattie, percosse o fucilazioni.

La grandiosità di questi missili sta nelle possibili applicazioni future. Per questo motivo l’equipe di von Braun sarà molto ambita dai vincitori del conflitto.

Von Braun si arrende agli americani per non lavorare per i sovietici. Così lui e altri tecnici tedeschi vengono messi al lavoro per razzi per l’esercito statunitense prima in Texas e poi in una cittadina dell’Alabama, dove l’equipe si allarga reclutando anche tecnici americani del profondo sud. Si trattava perlopiù di ragazzi di origini umili, che avevano lavorato in fattorie ma erano formati grazie al programma di formazione dell’esercito. Il compito della squadra è quello di progettare un V2 di seconda generazione, denominato “Redstone”, in grado di trasportare un ordigno nucleare fino a 200 miglia.

Anche lavorando a ciò, von Braun non abbandona nemmeno per un attimo il suo sogno di realizzare un satellite ed esplorare lo spazio. Portare in orbita un satellite sarebbe stato possibile con un razzo sufficientemente potente da raggiungere la velocità orbitale, e il Redstone non era ancora pronto per quello in quanto la sua velocità massima è al momento 6400 km/h - mentre la velocità richiesta 27000 km/h.


Von Braun pensa allora di costruire il Redstone in modo da fargli avere più stadi, in totale 3, dotandolo di razzi addizionali. Quando il primo stadio raggiunge la velocità massima si accende il successivo che aggiunge velocità. L’ultimo stadio raggiunge in questo modo la velocità orbitale. Il piccolo razzo finale che resta è il satellite vero e proprio destinato a restare in orbita.

L’ingegnere tedesco non era il solo ad intuire l’importanza di un satellite. Ad insaputa di tutti, anche il presidente Eisenhower e i suoi consulenti per la sicurezza nazionale stavano studiando un satellite a scopi di spionaggio, in modo da poter controllare l’URSS. Un altro motivo è la mancanza di una definizione dello stato giuridico dello spazio. Non era ancora stato stabilito fino a quale altezza potesse arrivare lo spazio aereo nazionale, e questo è fondamentale per il programma dei satelliti spia. Creando un precedente, gli Stati Uniti avrebbero potuto stabilire che lo spazio cosmico è uno spazio a sé, senza confini. L’URSS in questo modo non avrebbe potuto criticare la presenza di un satellite sul proprio territorio.


Nel 1955 il progetto di un satellite viene reso ufficiale dal governo americano. La motivazione di copertura sarebbe stata l’utilità del lancio di un satellite scientifico con scopi pacifici e di ricerca, validata dalla comunità scientifica, in occasione dell’anno geofisico internazionale (dal 1957 al 1958).

Anche l’URSS annuncia lo stesso progetto. Inizia così la corsa alla costruzione di un satellite funzionante.


In America von Braun propone il suo progetto in collaborazione con un gruppo californiano: il Jet Propulsion Lab. Questo fornirà al Redstone non solo gli stadi necessari per raggiungere la velocità necessaria per arrivare in orbita, ma anche il satellite e un sistema di tracciamento per localizzarlo una volta giunto nello spazio. A fare concorrenza vi è solo il Naval Research Lab, gestito e finanziato dalla marina con una squadra di scienziati civili. La loro proposta è il progetto Vanguard che prevede un razzo multistadio, il cui finale sarebbe però stato nuovo di zecca.


Nonostante il Redstone utilizzasse pezzi già esistenti, testati e collaudati, la commissione di selezione opta per il secondo progetto.

La scelta, presa in segreto e tutt’ora oggetto di dibattito, è stata molto probabilmente più politica che scientifica. L’utilizzo di un razzo nuovo volto alla ricerca e non un ex vettore di armi militari appare la scelta migliore. Far volare un satellite con un razzo balistico su altre nazioni non è il meglio per creare un precedente giuridico per l’ambiente cosmico. È plausibile prendere in considerazione altri fattori per spiegare la scelta del Vanguard. Uno tra essi può essere il risentimento nei confronti di von Braun e la squadra di tecnici tedeschi. Non sarebbe stato piacevole dare a loro il merito del primo lancio di un satellite artificiale.

Nei due anni che seguono, i sovietici lavorano al proprio satellite quanto gli americani. In questo biennio anche von Braun, non accettando la scelta della commissione, continua a portare avanti in segreto il proprio progetto, con la copertura dello sviluppo di armi balistiche. Un satellite pronto in caso di fiasco del Vanguard si sarebbe certamente rivelato utile.

Nel 1956, un anno prima dello Sputnik, il Redstone con stadi aggiuntivi, ribattezzato Jupiter, viene lanciato con successo. Con il via libera, von Braun avrebbe potuto battere sul tempo Sergej Pavlovič Korolëv, l’ingegnere capo del programma spaziale sovietico.


Nel luglio del 1957 il direttore della CIA avverte il presidente americano che i sovietici saranno presto in grado di lanciare un satellite in orbita. Le informazioni a riguardo erano arrivate dagli U2, aerei spia con il compito di fotografare il territorio russo in alternativa al satellite spia non ancora sviluppato.


Il 4 ottobre 1957 il progetto di Korolëv si realizza: lo Sputnik è in orbita. Il suo segnale captabile dai radioamatori suscita scalpore a livello internazionale.

I sovietici hanno anche stabilito un precedente nella giurisdizione dello spazio cosmico.

Agli occhi dell’opinione pubblica Eisenhower aveva commesso un errore di valutazione politica non fornendo abbastanza importanza alla conquista dello spazio. Egli non credeva in quel progetto perché non ne trovava vantaggi che avrebbero giustificato i costi. Il suo unico interesse erano i satelliti spia per tenere sotto controllo gli avversari e garantire la sicurezza.


In seguito al lancio del secondo satellite russo, la reazione dell’opinione pubblica e dei media obbliga l’amministrazione finanziando i progetti per i satelliti. Si inizia a lavorare per l’Explorer-1 di von Braun, e anche il progetto del Vanguard-1 viene portato avanti. La pressione è fortissima. Bisogna ottenere risultati in poco tempo.

Il 6 dicembre 1957 il Vanguard-1 perde potenza dopo essersi sollevato di qualche metro ed esplode. Fine gennaio del 1958 l’Explorer-1, contenente una strumentazione scientifica progettata da James Van Allen, è pronto e sarà portato in orbita dal razzo Jupiter C, facendo entrare gli USA nella corsa allo spazio. I razzi Jupiter saranno gli stessi a portare il primo uomo sulla luna.


Nel 1958 anche l’America ha il proprio satellite in orbita. E questo farà molto di più dello Sputnik-1 e del suo successore. L’Explorer-1 individuerà fasce di radiazioni che circondano la terra, battezzate “fasce di Van Allen”.

In seguito, nel marzo del 1958, arriverà in orbita anche il Vanguard-1. I dati raccolti da questo mostreranno che la Terra non è perfettamente sferica, bensì a forma di pera. Oggi questo è ancora in orbita, ed è il satellite più vecchio ancora nello spazio.


Si apre una nuova era dal forte sviluppo di tecnologie che consentono una vita sempre più comoda per le persone: dalle previsioni meteo alla tv satellitare, dai cellulari per comunicare al GPS.




Fonti

- Divine R. A. (1993). The Sputnik Challenge, New York, Oxford University Press

- Burrows, William E. (1999). This New Ocean: The Story of the First Space Age, New York, The Modern Library

- Neufeld, Michael J. (2007). Von Braun: Dreamer of Space, Engineer of War, New York: Alfred A. Knopf

- McDougall, Walter A. (1985). ...The Heavens and the Earth: A Political History of the Space Age, New York, Basic Books.


Copyright per la copertina: NASA / Science Faction / Corbis

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